Un libro importante: Amami , Accettami, Considerami
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L'amore è tutto?
Ho pensato di postare questo articolo di Michela Marzano che trovo interessante!
L’amore è tutto?
Posted on febbraio 15, 2014 di michela marzano
“È solo quando si smette di avere paura che si comincia ad amare.” Frase da bacio perugina? Copia-e-incolla da Twitter o da Facebook dove facciamo tutti a gara a chi la spara più banale o più kitsch? Pensatela pure come vi pare. E non esitate ad accusarmi di frivolezza o di superficialità. Tanto non me la toglie nessuno dalla testa la convinzione che, a forza di utilizzare paroloni – e frasi così complesse che per venirne a capo bisogna leggerle almeno quattro o cinque volte –, si finisce solo con il fare a pezzi la realtà e a perdere il senso comune. Figuriamoci poi quando si parla d’amore! La cui grammatica elementare è impastata proprio di semplicità e di quelle piccole cose, quelle che tante volte si disprezzano ma che poi, in fondo, ci riempiono la vita. Ma se continuo con queste digressioni, perdo definitivamente il filo. Mentre quello di cui mi piacerebbe parlarvi oggi non ammette né digressioni né giri di parole. Visto che finché c’è la paura – inutile mentire, inutile raccontarsi frottole, inutile negarlo – l’amore non accade. Ma paura di che cosa? Paura di chi?
Le paure che l’amore risveglia sono infinite. Paura di illudersi. Paura di sbagliare. Paura di non essere all’altezza. Paura di essere traditi. Paura di perderlo o di perderla. Tutte quelle paure che ci si porta dentro fin dall’infanzia, quando si dipendeva in tutto e per tutto dai nostri genitori, e si sarebbe stati disposti a fare qualunque cosa pur di non perdere il loro amore. È da lì che parte tutto. Da quei momenti di fragilità che poi ci accompagnano per il resto della nostra vita. E che tante volte ci determinano, anche se cresciamo, anche se impariamo a sbrigarcela da soli, anche la smettiamo di illuderci che con l’altro potremo un giorno sperimentare di nuovo la gioia della fusione e dell’indeterminatezza. Quell’amore incondizionato che, in fondo, non esiste. Perché non c’è amore senza separazione e senza una qualche distanza di sicurezza.
Ma se l’amore incondizionato non esiste, perché dovremmo allora lasciarci andare? Perché dovremmo prendere dei rischi? Perché non rinunciare del tutto alla dipendenza affettiva?
Quando si ama, si è per definizione vulnerabili e dipendenti. Quella vulnerabilità e quella dipendenza che ci portano a sperare di ricevere quei gesti e quegli sguardi di cui abbiamo tanto bisogno, quell’ascolto e quella comprensione che non possiamo esigere né dai nostri colleghi, né dai nostri datori di lavoro, né dai nostri stessi amici. Perché le relazioni sociali, anche quando c’è stima e rispetto reciproco, sono sempre influenzate dai codici di comportamento e dalle convenzioni. Solo nell’intimità dell’amore ci si può togliere la maschera e uscire dai ruoli. E allora certo che si è dipendenti! Certo che si è vulnerabili! Certo che si ha paura!
Che cosa mi succede se poi anche lui o anche lei mi giudicano male e se ne vanno? Non rischio di ritrovare solamente con un pugno di polvere in mano?
Quando si ama, si rischia. Sempre. E nessuno potrà mai avere la certezza che l’altro non approfitterà delle nostre fragilità e che, prima o poi, ci rinfaccerà tutto quello che gli abbiamo chiesto, tutto quello che gli abbiamo confessato, tutto quello che gli abbiamo svelato. Eppure è solo quando la si smette di aver paura e ci si fida, che il mondo privato, come scriveva Hannah Arendt, “non è più un inferno”. Ci si toglie la maschera e si smette di recitare. Ci si toglie la maschera e ci limita ad essere come si è. Talvolta insopportabili. Sempre imperfetti. Come tutti d’altronde. Condividendo quella paura che, nel momento in cui viene finalmente accolta e tollerata, finisce poi anche con il sembrarci meno insormontabile.
Dalla rubrica “L’amore è tutto?” pubblicata su Vanity Fair del 5 febbraio
L’amore è tutto?
Posted on febbraio 15, 2014 di michela marzano
“È solo quando si smette di avere paura che si comincia ad amare.” Frase da bacio perugina? Copia-e-incolla da Twitter o da Facebook dove facciamo tutti a gara a chi la spara più banale o più kitsch? Pensatela pure come vi pare. E non esitate ad accusarmi di frivolezza o di superficialità. Tanto non me la toglie nessuno dalla testa la convinzione che, a forza di utilizzare paroloni – e frasi così complesse che per venirne a capo bisogna leggerle almeno quattro o cinque volte –, si finisce solo con il fare a pezzi la realtà e a perdere il senso comune. Figuriamoci poi quando si parla d’amore! La cui grammatica elementare è impastata proprio di semplicità e di quelle piccole cose, quelle che tante volte si disprezzano ma che poi, in fondo, ci riempiono la vita. Ma se continuo con queste digressioni, perdo definitivamente il filo. Mentre quello di cui mi piacerebbe parlarvi oggi non ammette né digressioni né giri di parole. Visto che finché c’è la paura – inutile mentire, inutile raccontarsi frottole, inutile negarlo – l’amore non accade. Ma paura di che cosa? Paura di chi?
Le paure che l’amore risveglia sono infinite. Paura di illudersi. Paura di sbagliare. Paura di non essere all’altezza. Paura di essere traditi. Paura di perderlo o di perderla. Tutte quelle paure che ci si porta dentro fin dall’infanzia, quando si dipendeva in tutto e per tutto dai nostri genitori, e si sarebbe stati disposti a fare qualunque cosa pur di non perdere il loro amore. È da lì che parte tutto. Da quei momenti di fragilità che poi ci accompagnano per il resto della nostra vita. E che tante volte ci determinano, anche se cresciamo, anche se impariamo a sbrigarcela da soli, anche la smettiamo di illuderci che con l’altro potremo un giorno sperimentare di nuovo la gioia della fusione e dell’indeterminatezza. Quell’amore incondizionato che, in fondo, non esiste. Perché non c’è amore senza separazione e senza una qualche distanza di sicurezza.
Ma se l’amore incondizionato non esiste, perché dovremmo allora lasciarci andare? Perché dovremmo prendere dei rischi? Perché non rinunciare del tutto alla dipendenza affettiva?
Quando si ama, si è per definizione vulnerabili e dipendenti. Quella vulnerabilità e quella dipendenza che ci portano a sperare di ricevere quei gesti e quegli sguardi di cui abbiamo tanto bisogno, quell’ascolto e quella comprensione che non possiamo esigere né dai nostri colleghi, né dai nostri datori di lavoro, né dai nostri stessi amici. Perché le relazioni sociali, anche quando c’è stima e rispetto reciproco, sono sempre influenzate dai codici di comportamento e dalle convenzioni. Solo nell’intimità dell’amore ci si può togliere la maschera e uscire dai ruoli. E allora certo che si è dipendenti! Certo che si è vulnerabili! Certo che si ha paura!
Che cosa mi succede se poi anche lui o anche lei mi giudicano male e se ne vanno? Non rischio di ritrovare solamente con un pugno di polvere in mano?
Quando si ama, si rischia. Sempre. E nessuno potrà mai avere la certezza che l’altro non approfitterà delle nostre fragilità e che, prima o poi, ci rinfaccerà tutto quello che gli abbiamo chiesto, tutto quello che gli abbiamo confessato, tutto quello che gli abbiamo svelato. Eppure è solo quando la si smette di aver paura e ci si fida, che il mondo privato, come scriveva Hannah Arendt, “non è più un inferno”. Ci si toglie la maschera e si smette di recitare. Ci si toglie la maschera e ci limita ad essere come si è. Talvolta insopportabili. Sempre imperfetti. Come tutti d’altronde. Condividendo quella paura che, nel momento in cui viene finalmente accolta e tollerata, finisce poi anche con il sembrarci meno insormontabile.
Dalla rubrica “L’amore è tutto?” pubblicata su Vanity Fair del 5 febbraio
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Re: Un libro importante: Amami , Accettami, Considerami
Grazie, Fulvia.
ciao,
Luce
ciao,
Luce
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